"Ritengo che nella scelta del proprio procuratore stia almeno il 50% della buona riuscita di una separazione moderata nei toni e nei modi, oltre che nei risultati".
L'ho scritto nell'ultima mia fatica letteraria “Il Diavolo veste … L'ex. Separazioni all'inferno”. L'ho scritto perché lo penso; l'ho scritto perché è la tremenda dura realtà. Ma la percentuale è espressa sicuramente in difetto perché il momento separativo si nutre, purtroppo, in modo angosciante del desiderio irrefrenabile di procuratori che (sicuramente a torto) vivono il loro apporto in modo esageratamente protagonista.
Non parliamo poi di coloro che si avventurano nel patrocinare casi in una materia a loro ostica o sconosciuta.
Il diritto è di tutti, nel senso che tutti vi ci possono approcciare senza l'obbligo di una necessaria specializzazione ma dovrebbe stare in ogni avvocato conoscere il limite del proprio sapere e, soprattutto, il limite della propria esperienza nell'avvicinare casi che non sono solo “semplici pratiche” ma complesse vite altrui.
Dico questo perché la conoscenza porta sicuramente saggezza, porta consapevolezza e, soprattutto, porta quella concretezza che spesso latita nei procuratori “in erba” o quelli che hanno la “cd. ansia da prestazione” ovvero il timore di non essere all'altezza dell'incarico.
Quello che deve pervadere il buon professionista è l'umiltà di comprendere che nel corso di una separazione le situazioni possono cambiare, le informazioni assunte possono essere diverse ma, soprattutto, le necessità dei minori coinvolti possono non avere goduto di una lettura aprioristica corretta.
Ritengo che il vero buon famigliarista è colui che mentalmente si pone, nel suo intimo, come il legale del minore sganciandosi concretamente dall'incarico formale. È colui che deve avere la forza di contrastare il proprio cliente su scelte errate dettate solo dal desiderio di creare il maggior danno all'altro coniuge dimenticando che oltre che coniuge è soprattutto genitore almeno quanto lui.
Spesso si sente parlare di mediazione famigliare e di come essa possa rappresentare una soluzione importante contro la conflittualità e si perde di vista il dato importantissimo di come in realtà è l'avvocato il vero e primo mediatore della coppia separanda.
Bene quando la coppia si rivolge unita ad unico professionista, un po' più problematico in caso di due professionisti diversi. Ma anche in quest'ultimo caso non occorre disperarsi perché basterebbe solamente l'incontro di due figure etiche che il problema sarebbe facilmente risolto.
Quando parlo di etica nell'avvocato famigliarista (anche se non mi piace dare etichette) mi riferisco a quel senso di giustezza e di buon senso che dovrebbe pervadere tutti, genitori compresi; e dove non arrivano i due genitori dovrebbero imporsi i loro procuratori nell'ambito di un mandato non solo espressione economica di una prestazione, ma fortemente improntato ad un risultato che andrà ad investire e condizionare la vita di coloro che non hanno voce.
“L'avvocato deve essere lì per aiutare e non per vincere”. L'ho detto mille volte, e qui lo ripeto per la mille e una volta. Non esistono vinti ma, soprattutto, non esistono vincitori. La vittoria nelle cause di separazione è un concetto effimero, impalpabile e che già dopo poco dalla pronuncia di una sentenza appare un risultato beffardo laddove si debba prendere atto che i propri figli soffrono per un qualcosa che “sta sulla carta ma distrugge nella vita di tutti i giorni”!.
Un consiglio. Scegliete quel professionista che riteniate abbia a cuore il vero bene dei vostri figli e che sappia, se necessario, anche rimproverarvi, criticarvi, e anche scuotervi con decisione, perché sarebbe normale, sarebbe umano: in fondo la separazione è un momento della vita spesso traumatico dove il procuratore deve essere anche il faro nella notte e non solo la lancia nella battaglia.
E ora mi rivolgo a te avvocato. Davanti a quel foglio bianco che devi riempire di dati e racconti per rappresentare un padre arrabbiato o una madre delusa, pensa prima di scrivere nefandezze o ingigantire fatti o avvenimenti nella logica dell'affossare “l'altro” per evitare di essere affossati.
Il carico emotivo a ogni incarico è grande, inutile negarlo. Ma la soddisfazione di portare a termine una separazione etica consapevole di avere agito per il vero interesse del minore non ha prezzo e qui … concedetemelo... Master-Card non c'entra proprio nulla.
Avvocato Gianni Casale
Ideatore del Progetto Anthea
Autore di "Superare i conflitti" e "Il Diavolo veste ... L'ex"